Agosto 2023
Ciao! Sono Chiara Pedrocchi e questa è la mia newsletter mensile (approda nella tua casella di posta ogni ultima domenica del mese, come quasi tutti i mercatini dell’antiquariato) e da quando l’anno scorso ho detto “ma come, già il primo settembre?” a oggi sembrano passati solo un paio di mesi.
“Questo è agosto, cominciamo” semicit.
Come promesso, ecco la soluzione al problema proposto nell’ultima newsletter.
Ho finito ieri di leggere Sei cappelli per pensare, di Edware De Bono. Si tratta, in sostanza, della teorizzazione di un metodo di affrontare i problemi (in ambito lavorativo, ma non solo) immaginando di cambiare ruolo a seconda del colore del metaforico cappello indossato. Col cappello bianco, per esempio, si citano puri fatti, dati e informazioni, con quello giallo si assume un’atteggiamento positivo e costruttivo. Quello verde è quello della creatività, del movimento e della provocazione. È parlando di quest’ultimo che De Bono definisce il pensiero laterale come
un insieme di atteggiamenti, espressioni e tecniche (tra cui il movimento, la provocazione e il “po”) che consente di tagliare trasversalmente gli schemi di un sistema auto-organizzato asimmetrico, per generare concezioni e percezioni nuove.
Introdurre nella mia vita questa forma di ragionamento è stato, tempo fa, molto utile, perciò ho pensato di parlarne qui.
Ho pensato molto se condividere o meno questa informazione qui, ma alla fine, non essendo scaramantica, ho deciso di farlo: da domani inizio a lavorare con Voice Over Foundation come supporto a Comunicazione e Advocacy. (Vi anticipo: viva il lupo!)
Stamattina è uscito il terzo episodio di Mi devi raccontare, l’ultimo per quanto riguarda il Congo. Puoi ascoltarlo qui se sei iscritto a Spotify, qui se non lo sei. Questa volta è davvero il lungo vocale dell’amica antropologa che, a distanza di due mesi, fa un bilancio di quello che il Congo ha significato e di quello che continua a rappresentare. Bigino per le persone pigre: il Congo è per me un capitolo ancora e sempre più aperto, ma non mi basta. Deve esserlo e diventarlo per tutt*.
Se vuoi recuperare gli episodi precedenti, qui trovi il primo (Kinshasa 1/3, arrivare) e qui il secondo (Kinshasa 2/3, Restare).
Presa da un attacco di nostalgia - e dopo una notte di sogni sul Congo - ho pubblicato questo reel ballerino con qualche immagine di momenti di spensieratezza in quel di Kinshasa.
È uscita, per il Pianeta Azzurro, l’intervista che ho fatto a Gaia Cairo (su Instagram @ilcieloinunasogliola). Abbiamo parlato dell’illustrazione come strumento comunicativo, del ruolo dell’acqua nella sua produzione artistica e di quanto sia terribilmente affascinante il mondo sottomarino. La puoi leggere qui.
Sono stata anche in ferie, godendomi famiglia e amici soprattutto in quella terra che sento come luogo dove ho le radici (non credo smetterò mai di spammare questo testo perché quando l’ho scritto si sono uniti troppi puntini), ovvero la Val Seriana, in Provincia di Bergamo. Da un lato vorrei parlarne sempre perché è troppo bella per restare sconosciuta, dall’altro vorrei non fosse più popolata e soprattutto cementificata di quanto non sia già. In ogni caso sono stata al Rifugio Coca e ho fatto un giro in Presolana, dormendo al bivacco Città di Clusone - se passi di lì non puoi non andarci.
Ad agosto:
Sto leggendo: ho letto Come d’aria, di Ada D’Adamo, Premio Strega di quest’anno. Una cosa che ho amato: il riferimento ad Annie Ernaux, a Una vita come tante di Hanya Yanagihara e a Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère. Sto leggendo anche Lavorare stanca, ovviamente di Cesare Pavese.
Sto guardando: ho finito Mare Fuori e ho visto Unorthodox.
Sto ascoltando: Receiptify dice che i miei artisti più ascoltati l’ultimo mese sono i Doors, Fally Ipupa (scusate non ne esco) e Pino Daniele. Ho anche voglia di musica nuova, quindi questo è il momento in cui elemosino un tuo consiglio :)
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Ti auguro un settembre intenso ma senza ansia e senza burnout, con il tempo di guardare il cielo e di goderti gli ultimi aperitivi all’aperto in compagnia.
Sempre grazie di essere qui.