Febbraio
Ciao! Sono Chiara Pedrocchi e questa è la mia newsletter mensile (approda nella tua casella di posta ogni ultima domenica del mese, come quasi tutti i mercatini dell’antiquariato) e questa volta ti arriva di sera perché oggi ero a Milano per un lavoro di cui ancora non posso svelare nulla.
Come avevo spoilerato a gennaio, il 18 febbraio nell’ambito degli Anthroday abbiamo lanciato AceTonico – 100% succo etnografico, la nuova rivista di Antropologia fondata da sette student* o ex student* dell’Università di Torino. AceTonico è disponibile a questo link ed è aperta a collaborazioni, basta scriverci proponendo la propria idea o il proprio pezzo all’indirizzo info@acetonico.org . Siamo in fase di rodaggio, quindi è utile seguirci sui social e tenere d’occhio il sito anche per verificare eventuali aggiornamenti (anche) su questo punto.
Febbraio è stato il Black History Month, e l’articolo che ho scritto per AceTonico con Marina Lombardi riguarda implicitamente anche questo tema: tratta, infatti, la figura di Chimamanda Ngozi Adichie, scrittrice nigeriana che tramite i suoi romanzi – e non solo – affronta temi come razzismo e femminismo rendendoli accessibili a tutt*. L’articolo completo si trova a questo link.
Ne approfitto per appuntare qui il consiglio di lettura di questo mese: si tratta di Amatissima di Toni Morrison, scrittrice afroamericana Nobel per la letteratura nel 1993.
Questo mese è uscito un episodio del mio podcast Mi devi raccontare: si tratta di un’intervista che ho fatto a Sara Manisera, giornalista reporter indipendente co-fondatrice di FADA (associazione di cui consiglio di seguire il lavoro), da cui, questa volta, mi sono fatta raccontare. Cosa? Cosa c’è nel suo zaino quando parte, se anche a lei capiti di avere paura, ma anche il Libano, dove ha vissuto diversi anni, l’Iraq, da cui è tornata da poche settimane, e i consigli per riconoscere una buona storia. Puoi ascoltare l’intervista su Spotify a questo link, o su Spreaker a quest’altro (in questo caso non è necessario registrarsi alla piattaforma).
Su Medium è uscita una mia storia che riguarda un incontro con un soldato avvenuto in treno molto presto la mattina. Si chiama Rette parallele e si legge qui.
Ho scritto anche un brevissimo racconto inventato a partire dal terremoto avvenuto tra il 5 e il 6 febbraio tra Siria e Turchia. L’ha illustrato la dolce Martina Grassi (su Instagram @amefacose), che vi consiglio di seguire perché ogni sua illustrazione è un gioiello. Io lo lascio qua, prendetelo come un piccolo regalo da parte mia:
Presagi
Guardava fuori dal finestrino lasciandosi alle spalle le macerie della sua vita. Inizialmente si era sentita tradita, delusa, incazzata con quella stessa natura da cui lei non si era mai allontanata, e aveva sentito nel petto il dolore di una coltellata a tradimento. Poi tra i cocci di tutto quello che era stato prima dell’istante di non ritorno aveva trovato qualche ricordo che le aveva fatto cambiare idea.
Quel pomeriggio gli uccelli, quegli uccelli che lei osservava ogni giorno e di cui era abituata a interpretare il linguaggio e i segnali, l’avevano messa in guardia. Erano impazziti, e lei alzando gli occhi enormi al cielo sempre più scuro aveva chiesto spiegazioni. Si era accorta di tremare perché dal binocolo verde, troppo grande per le sue mani magre e minute, aveva visto immagini confuse, e così si era sentita lei.
Era corsa a casa annunciando l’arrivo di una sventura, sperando le credessero: la canzonavano come sacerdotessa, ma implorava per una volta si affidassero ai suoi vaticini. Invece che andare a letto era rimasta a guardare fuori dalla finestra con il binocolo in mano per non perdersi nulla.
Era così che si era salvata, ed era così che ora si allontanava, seduta su un autobus affollato con le mani ancora tremanti a reggere il binocolo che non aveva lasciato andare neanche un minuto, guardando fuori dal finestrino con la stessa espressione accigliata e attenta con cui aveva guardato il cielo per tutta la notte. Questa volta aveva i vestiti coperti di polvere e nel cuore il dolore al posto dell’ansia.
Due cose erano certe: la prima era che sarebbe ritornata il giorno dopo. La seconda era che ristabilire l’armonia abbattendo la spaccatura tra essere umano e natura era nelle sue mani, e ora che ne aveva avuta conferma sentiva di avere una missione. D’altronde non era sola: gli uccelli e le montagne la aspettavano a casa.
Per consigliarlo dovrei aspettare di finirlo, ma tant’è: mi sta piacendo molto il podcast Congo, una storia sbagliata, di Paolo Colombo, edito dal Sole 24 ore.
(Chi ha orecchie per intendere...)
Alla fine di febbraio
• sto leggendo: Regarde les lumières, mon amour, di Annie Ernaux, Nobel per la letteratura 2022.
• sto ascoltando: sono caduta vittima delle canzoni di Sanremo, quindi vi risparmio la mia top 3 secondo Receiptify.
• sto guardando: ho visto Mine vaganti, e penso che questo evento abbia dato inizio a una sorta di maratona Özpetek.
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